Acqua

Quando ci si tuffa in mare, presupponendo che la temperatura dell’aria sia calda, la prima sensazione che si prova è causata dal violento sbalzo termico.
Pungente.
Il corpo si mette in allerta e reagisce tremando. Nel giro di qualche secondo la situazione è nuovamente sotto controllo, la temperatura si è assestata e inizia il benessere.
Lieviti sospeso, in un insieme di vita e vista offuscata.
La sensazione di piacere, riconducibile presumo al ventre materno, è quella di un abbraccio totale. Mai nulla ti abbraccerà come lo fa l’acqua.
Incredibilmente sicurezza e paura convivono allegramente; il più e il meno che mantengono tutto allo zero.
L’equilibrio.
Come in tutte le situazioni di calma, l’uomo avverte lo sciocco bisogno di sentirsi vivo e di spingersi oltre.
Si inizia a nuotare verso il basso, e l’acqua leggera e cristallina diventa prima densa e ovattata per poi trasformarsi in un buio abbraccio che ti possiede.
Sulla terra ferma diremmo che l’effetto è quello della paralisi, ma in acqua ogni movimento è possibile, purché fatto con calma.
Immaginando che la capacità polmonare non sia un limite reale, si può contare di avere a disposizione tutto il tempo necessario per scendere ancor più giù, dove il connubio di cui sopra, ora non è poi più così piacevole.
La paura che ci tiene saldi slancia la sicurezza che ci da una direzione, rendendo inevitabile il bisogno di nuotare verso il fondo, invece di sbuffare aria fuori dai polmoni e risalire accompagnati dalle famose mille bolle blu di Mina.
Più scendi è più tutto è intenso. Quel che è brutto è orribile e quel che è bello sublime.
Le difficoltà maggiori stanno nel percorso tra un estremo e
l’altro. A lungo andare, stancandosi di tutta questa strada si inizia a trovare il giusto equilibrio e si galleggia sospesi tra bello e brutto.
Non esiste nero senza bianco.
Paura-sicurezza OK.
Valori NELLA NORMA.
AVANTI SI VADA.
Alla fine ci si destreggia con quasi spavalda sicurezza tra le più oscure profondità e le più belle superfici.
Da quel momento si ha il pieno possesso del mezzo e si può iniziare a vivere, intenzionati ad arrivare ogni tanto ad una profondità ancor più profonda, per poi tornare a quella leggerissima leggerezza.
Se ci penso, vivere è un po’ come nuotare.